giovedì 25 aprile 2013

Capitolo Dieci


«Va bene», risponde Everi al principe. «Accettiamo il suo invito.»
Sequoia, al suo fianco, non pare entusiasta, ma non commenta. Si limita anzi ad annuire, aggiustandosi il grosso zaino sulla schiena.
«Seguitemi, vi farò strada personalmente.» Riquet smonta da cavallo ed entra nella sua reggia, senza togliersi di dosso l'elegante armatura.
Everi e Sequoia obbediscono, lasciando però qualche metro di distanza tra di loro e il padrone di casa. Anna si accoda, pur essendo poco convinta della scelta fatta dai suoi nuovi compagni. Per natura non si fida delle creature di Perrault, e Riquet ha dichiarato senza mezzi termine di essere uno di loro.
Vern richiama l'attenzione della ragazza-fantasma con un fischio. Anna si volta. Il ladro ha un aspetto strano. È sudato, nervoso e ha le pupille dilatate. Le ricorda alcuni cortigiani che frequentava, soliti ad abusare di incensi fatti arrivare dal lontano Oriente. «Che c'è?»
«Fantasmino, devi farmi un favore», sussurra.
«Non capisco cosa...»
«E allora taci e ascolta. Non mi fido di quel mostro, a differenza dei miei due colleghi, che a quanto pare si sono bevuti il cervello a colazione.» Mentre parla Vern continua a massaggiarsi la spalla ferita. «Tu sei immateriale. Fatti un giro in questo palazzo e scopri cosa nasconde il principe aborto.»
«Le tue parole sono crudeli, ma condivido il tuo scetticismo.» Oramai sono a pochi passi dall'ingresso della reggia. Sequoia si volta e squadra malamente Vern e Anna, che si attardano a confabulare. «Che fate voi due?»
La ragazza sa di dove decidere in quell'istante cosa fare. La morte, che da moltissimi anni l'ha oramai colta, annulla tante umane miserie, ma non la paura. È conscia del fatto che i trafficanti di magia come Perrault, Oldisia e forse anche Riquet, conoscono molti modi con cui farle del male, nonostante non sia più viva. Eppure non tentenna più di tanto. «Io non posso entrare», esclama. «Per me sarebbe come ritornare al passato, nelle aule del crudele messer Barbablù, che causò la mia morte.»
Everi e Riquet si fermano a loro volta e la guardano. L'incantatrice e Sequoia hanno probabilmente intuito che Anna e Vern stanno escogitando qualcosa. Per fortuna entrambi tacciono, anche se il soldato ha un'espressione irritata dipinta sul volto. Il principe invece non batte ciglio. Del resto fin dal primo istante non ha dato molto peso ad Anna, considerandola forse poco più che uno scarto ectoplasmatico privo d'importanza. «Dunque aspetterai qui i tuoi compagni. Gira liberamente per il giardino, se preferisci.» Ciò detto Riquet si volta di nuovo ed entra a palazzo.
Sequoia ed Everi lanciano le un'occhiata perplessa ma non possono fare a meno di seguire il principe. Vern invece le passa a fianco e le strizza l'occhio. «Grazie dolcezza. Se scopri qualcosa di losco avvertici. Fallo prima che quei due fessi ci facciano finire male.»
«Ma io...» Anna non può concludere la sua domanda. Affrettando il passo Vern raggiunge i compagni e insieme a loro sparisce all'interno del palazzo.



La ragazza si guarda intorno per qualche istante, smarrita.
Il parco della reggia è come un quadro che immortala un meriggio primaverile, quieto e ordinato. I golem giardinieri proseguono nel loro lavoro senza badare a lei.
Anna conosce la natura artificiale e illusoria dei percorsi di Mamma Oca. Le strane persone a cui si è aggregata, dopo anni di prigionia, rappresentano la sua unica speranza di libertà. Per questo è disposta ad addentrarsi da sola in quel palazzo sconosciuto.
Ma a cosa può ambire un fantasma? Quale futuro può avere? Si domanda con tristezza, prima di iniziare l'esplorazione.
Gira attorno alla reggia, passando dal lato opposto delle scuderie, assai poco desiderosa di incontrare i catafratti del principe. L'edificio è imponente, ricco di dettagli nei fregi che adornano i cornicioni e i davanzali delle finestre abbellite da ricche tende ricamate. Probabilmente anche nel suo mondo, quando ancora era una donna in carne e ossa, esisteva un Riquet. Forse Perrault l'aveva destinato in qualche propaggine occidentale del regno del Re Sole, laddove serviva a irridere e a spaventare gli Asburgo di Spagna, a cui il principe deforme si rifà.
Anna si ferma sul lato sinistro della reggia. Sbirciando oltre le tende non ha visto altro che una serie di eleganti sale, non a caso sistemate secondo lo stile amato da Perrault, che alla corte francese occupava anche il ruolo di grande arredatore. Decide di entrare in un punto a caso, in una stanza vuota tra le tante.
Attraversare il muro le causa il consueto disagio, dato dal sentire l'essenza fluida di cui è composto il suo corpo che si mischia con la solidità della pietra. Una volta all'interno la ragazza nota che le sale, per quanto sontuose, danno l'impressione di essere assai poco utilizzate, così come testimonia la tanta polvere che copre il mobilio.
Senza più esitare si mette a gironzolare nella reggia, attenta soltanto a non farsi sorprendere da qualche servitore ligneo. Visita soggiorni, sale di lettura, un'ampia sala da ballo, ma anche stanze vuote e meste. Si ferma quando sente un chiacchiericcio alla sua destra. Con cautela si avvicina al muro e riconosce la voce di Riquet, che parla nel suo inglese fortemente accentato.
Anna sporge la testa nella parete, ignorando il disagio e stando ben accorta a non comparire completamente dall'altro lato, dove potrebbe essere vista.
Oltre il muro c'è una sala da banchetti, ricca di quadri e trofei guerreschi, con un lungo tavolo da almeno venti posti situato al centro. Due armigeri artificiali, di legno e verzura, sorvegliano l'uscita principale, fermi ai lati della porta a doppio battente, armati di lunghe alabarde. Riquet siede a capo tavola, mentre Everi e Sequoia sono accomodati ai due lati. Vern è invece appoggiato alla parete opposta a quella da cui sbircia Anna.
Il principe si è tolto i guanti d'arme e gli spallacci, ma indossa ancora la borgognotta decorata. «Dunque voi mi avete domandato di essere lesto a raccontare, e questa che vi ho detto è la mia storia», conclude Riquet. «Ora sono io che vi chiedo, nello specifico a lady Kendal: volete aiutarmi, e al contempo aiutare voi stessi?»
Sequoia incrocia le possenti braccia al petto, nervoso. «Mi faccia capire: Perrault le ha donato una bruttezza senza pari, tale da far perdere il senno a chi ha la sfortuna di guardarla senza maschera. Se però troverà una donna dallo stomaco abbastanza forte da non farsi venire un ictus mentre la osserva faccia a faccia, lei potrà renderla... cosa? Più intelligente?»
«Sunto rozzo, brutale e impreciso», commenta il principe a denti stretti. «La mia natura è tale che se una donna riuscirà a guardarmi senza ripugnarsi e impazzire, la mia deformità verrà curata. In cambio io trasmetterò alla dama misericordiosa tutta la mia conoscenza di colui che mi creò, ossia il crudele Perrault.»
«Una sorta di legamento d'amore molto più complesso e vincolato a un unico scambio d'emozioni», intuisce Everi.
Sì, pensa Anna, che di magia comprende alcune cose, grazie alle conoscenze tramandatele dalla sua povera madre. È così!
«In un certo senso», conferma infatti Riquet. «Proprio per questo ritengo che lei sia la donna giusta: lei capisce, lei può farcela. Non come le poverette che Perrault mi buttava in dono, sapendo che non avrebbero retto la prova.»
E la loro disperazione alimentava il lento rituale del malvagio stregone e della sua padrona, intuisce la ragazza-fantasma. L'abominio non ha fine.
Inconsapevolmente Riquet conferma i pensieri di Anna. «Quando mi rifiutai di continuare il gioco di Perrault, lui cancellò quasi tutti gli ingressi a questo mio piccolo mondo. Ma io non ho mai smesso di sperare che un giorno una pia donna arrivasse a salvarmi.»
«E perché mai Perrault l'avrebbe creata trasferendole parte del suo sapere?», interloquisce Vern, che ad Anna appare sempre più tirato in viso.
«Lo stregone mi ha dato la vita iniettando il suo stesso seme nel ventre di una cavalla. Parte di ciò che era in lui è stato trasmesso in me.»
«Dio, che schifo», risponde il ladro, senza riuscire a trattenersi.
«Sei crudele, ometto.» Riquet sembra sul punto di perdere la pazienza. Per fortuna Everi interviene.
«Mi dica, principe: cosa potremmo guadagnarci da questa condivisione?»
«Mia lady, lei guarda all'aspetto pratico del nostro patto, questo è saggio.»
«Non c'è ancora un patto», precisa Sequoia.
Riquet lo ignora. «Vi trasmetterò tutto ciò che so a proposito della magia di Perrault. Tanto vi basterà ad affrontarlo ad armi pari. Non avrete più bisogno di affrontare i percorsi. Sarete pronti a combatterlo.»
«Inoltre la sua rinnovata speranza, principe, inquinerà ulteriormente il rituale dello stregone e della sua padrona», aggiunge Everi, che sta valutando la proposta dell'homunculus.
«Esatto!»
«Aspetta un momento. Non ti fiderai davvero di quest'uomo, vero?» Sequoia si agita, pronto a combattere.
«Calmati», lo quieta Everi. «Stiamo solo parlando.» Quindi torna a rivolgersi al padrone di casa. «Devo pensarci su.»
«Mi pare giusto.» Il gobbo Riquet sembra sorridere, anche del suo viso trapelano solo pochi dettagli. «Vi concedo venti minuti. Del resto siete voi ad aver fretta, dico bene?»
Anna giudica di aver sentito abbastanza. Si ritrae e smette di spiare.



La ragazza è turbata e confusa. Non sa cosa pensare. Per indole non si fida delle creature di Perrault. La storia di Riquet potrebbe essere soltanto una complicata trappola di quelle che piacciono allo stregone. O forse no?
Schizza via, ricordando ciò che le ha chiesto Vern. Deve scoprire se la reggia nasconde qualche segreto, qualche indizio rivelatore. Approfittando della sua natura incorporea, Anna attraversa pareti e mobili, muovendosi a una velocità superiore a quella umana. Il primo piano non nasconde sorprese, se non una mezza dozzina di golem vegetali, tra cui altri tre armigeri, e gli altri vestiti da inservienti. Nessuno creatura la vede passare.
Scivola nel pavimento per cercare le cantine del palazzo. Le trova un po' a fatica, dopo essere filtrata attraverso qualche metro di spessa pietra. È un'esperienza che si rivela assai poco piacevole. Scopre infine il laboratorio magico di Riquet, una vasta stanza segreta dal soffitto arcuato. Dei globi luminosi appesi alle pareti la illuminano a malapena. Forse al loro interno vi sono intrappolati degli hinkypunk, i piccoli folletti della luce che Anna ha visto alcune volte nel suo mondo natio.
Strumenti alchemici, alambicchi e libri di incantesimi, di sortilegi e d'astrologia affollano il nucleo centrale del laboratorio. In un angolo della stanza sono accatastate delle pile di legna, di frutta, di verdura, e anche alcuni secchi pieni di foglie e di fascine d'erba.
Appoggiate alla parete lì accanto si vedono due golem vegetali costruiti per metà, più un terzo totalmente integro, ma ancora inanimato.
Anna vorrebbe tanto poter aprire quei libri, annusare le essenze chiuse nei barattoli, nelle fiale e nelle boccette, ma l'assenza di un corpo fisico le impedisce di farlo. È una sensazione frustrante. I suoi pensieri vengono distratti da un gemito animale. Viene dal secondo troncone del laboratorio, un'alcova oscura che non ha ancora esplorato.
La ragazza-fantasma fluttua in quella direzione. Entra in una stanza semicircolare, in nuda pietra, in cui sono allineate delle gabbie simili a quelle usate per rinchiudere le belve pericolose. Solo che in quelle gabbie non sono custodite delle fiere, bensì otto donne seminude, dall'aspetto selvatico e folle. Sono magre, scapigliate, sporche, coi corpi coperti di graffi e lividi. Alcune di loro indossano i brandelli degli strani abiti del mondo da cui vengono anche Everi, Vern e Sequoia.
Appena si accorgono di Anna, le selvagge si lanciano contro le sbarre, grugnendo e gemendo. Sono completamente fuori di senno, oramai simili a bestie. La ragazza capisce: è stato il principe Riquet a ridurle così, mostrandosi a loro senza maschere né veli.
Perché per Everi dovrebbe andare diversamente?
Anna sente l'urgenza di dover far qualcosa. Torna in laboratorio, colta da un'idea. Il golem inanimato è un ricettacolo, pronto a ricevere una scintilla di vita. Senza rifletterci troppo si infila nella bocca del costrutto, ricavata da un intreccio di rametti e da un melograno.
Possedere un corpo è una cosa che sa di poter fare, ma non ha mai avuto modo di provarci. Immediatamente sente il legno fondersi con l'ectoplasma. La sensazione è strana, innaturale. Le viene la tentazione di uscire, di staccare il contatto. Decide di resistere.
Dopo qualche istante si accorge di aver mosso il braccio destro del golem. Prova a fare qualche passo. Ci riesce.
È pronta ad agire.

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LA SCELTA


  • Volete che Everi si sottoponga alla prova richiesta dal principe Riquet, prima che Anna riesca a intervenire?
  • Preferite che Anna intervenga con la forza, sfruttando il golem che ha preso in prestito?
  • Oppure credete che tocchi a Sequoia intervenire per rifiutare la proposta di Riquet?

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NB.: Le prime due immagini utilizzate per questo capitolo sono di proprietà di Dan Hillier.

12 commenti:

  1. Mi piacerebbe che Everi si sottoponesse alla prova. Sono curiosa

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  2. Direi che Anna deve intervenire con la forza! :)

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  3. Devo dire che questa storia più va avanti e più sorprese ci riserva. Direi che le sorprese sono inesauribili e questo mi spinge a metterti, se possibile, ancora di più in difficoltà. Vorrei che Everi si sottoponesse alla prova e non vedo l'ora di vedere cosa accadrà

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  4. Io vedrei Sequoia opporsi, almeno in prima battuta

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  5. E' più logico che Everi si sottoponga alla prova, sempre che nel frattempo qualcun altro non si trasformi o simili.

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  6. Intanto grazie per questi primi commenti, e per l'entusiasmo con cui seguite Tomato :)

    Sono pronto ad accettare ogni sfida narrativa che m'imporrete... Ci sarà da divertirsi! ;-)

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  7. Stupenda la possessione del golem vegetale! Anna non ha deluso...
    La tentazione di vederla in azione "fisicamente" è tanta, ma mi incuriosisce molto di più la possibilità che Everi si sottoponga alla prova, sicuramente ha le carte in regola per farcela (oppure è la volta buona che ammazziamo colletivamente un protagonista... buona si fa per dire =/).
    Sequoia per adesso va bene come commentatore incacchiato. u.u

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  8. Scelta difficile! Punto su Everi e sulla sua forza. Credo che riuscirà a farcela - magari con qualche effetto collaterale, ma penso che per sconfiggere Perrault sia necessario.

    Anna-golem mi incuriosisce un sacco! :)

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  9. Sarei intrigato di vedere come avrebbe agito Anna, ma la prova di Everi è molto più interessante!

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